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  novembre 2024

La nostra risposta al raduno dell’ICR a Roma:
è il Programma quello che conta!

Autoproclamarsi comunista non basta
… quando tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare…

Lo scorso giugno, alcune centinaia di delegati e membri, di quella che oramai è l’ex Tendenza Marxista Internazionale (TMI), provenienti da molti paesi diversi si sono ritrovati in una conferenza in Italia centrale e si sono autoproclamati in maniera bombastica Internazionale Comunista Rivoluzionaria (ICR). Ora, la sezione italiana dal marchio ICR nuovo di zecca è fuori a “intonacare il paese con decine di migliaia di poster e adesivi”, tutto in vista di un gigantesco raduno a Roma, a novembre, dove verrà ufficialmente proclamato: “È nato il Partito Comunista Rivoluzionario!” In mezzo al tripudio generale, questo sarà il principio di una campagna di diffusione della buona notizia in lungo e in largo.

Manifesto del Partito Comunista Rivoluzionario (PCR), che fa appello a chi si ritiene comunista a organizzarsi. L'immagine di Marx ricoda (appositamente) nella postura il famoso manifesto nazionalista americano di reclutamento all'esercito di "Uncle Sam"!

La campagna dell’ICR/PCR “E tu sei un comunista?” ha attirato un considerevole numero di giovani. Dopo un decennio di depressione economica capitalista seguito dall’ecatombe della pandemia da COVID e guerre continue, dall’attacco imperialista in Afghanistan e Iraq alle guerre imperialiste della NATO contro la Russia per procura in Ucraina e di Israele/USA che stanno perpetrando il genocidio a Gaza, con il sostegno dall’Italia, tra molti giovani la parola “comunismo” non ha l’effetto spaventoso che poteva aver ha acquisito in tempi passati.

L’appello per l’assemblea pubblica del 23 Novembre dichiarava che “Una nuova organizzazione internazionale”, l’ICR, “è stata fondata in giugno, con sezioni, gruppi e so­stenitori in più di 40 paesi”. Quali marxisti materialisti non crediamo in una nascita vir­ginale, uno si dovrebbe domandare, ma da dove viene questa nuova internazionale con sezioni e gruppi di sostenitori in 40 paesi e più? La risposta è che l’ICR è la magica tra­sformazione della Tendenza Marxista Inter­nazionale (TMI), sebbene quest’organizza­zione non sia nemmeno menzionata né nella convocazione dell’assemblea né nel Manife­sto dell’ICR.

“È il momento giusto per un’Interna­zionale Comunista Rivoluzionaria?” si chiede quel “Manifesto” del marzo 2024.  Dopo aver fatto un elenco degli orrori infi­niti in un “futuro incerto, caratterizzato da un ciclo ininterrotto di guerre, crolli econo­mici e miseria” che affliggono il mondo ca­pitalista, e il crescente rifiuto dell’“economia del libero mercato” – cose che sono tutte as­solutamente vere – conclude che “È giunto il tempo”! Ma mentre il sistema capitalista in putrefazione crea situazioni potenzial­mente rivoluzionarie che richiedono l’azione di una avanguardia genuinamente comuni­sta, non è abbastanza semplicemente pro­clamarsi di essere quella giusta.


Il Congresso di fondazione del Partito Comunista Rivoluzionario (PCR), a Roma il 23 novembre scorso. (Foto: PCR)

In modo particolare in Italia, paese che ha avuto il più grande Partito Comunista dell’occidente che contava, dopo la Seconda Guerra Mondiale, più di due milioni di membri e che nel 1976 ricevette ben oltre 12 milioni di voti, più di un terzo del totale, per cui fare appelli per un generico partito comunista, anche se ci aggiungi la parola ri­voluzionario, può assumere molti significati e molto differenti tra loro, riformismo puro e semplice incluso. Il Programma è il fattore chiave. Nell’epoca imperialista, un’avan­guardia rivoluzionaria non può che essere leninista e trotskista, guidata dalle lezioni dell’Ottobre 1917, quelle della Rivoluzione russa bolscevica.

Da notare anche che il Manifesto dell’ICR, parlando della natura del partito che essi cercano di costruire, fa solamente riferimento al Manifesto comunista del 1848, ai comunisti come “la sezione più avanzata e risoluta dei partiti operai di ogni paese”. Non v’è una sola parola sull’insi­stenza e l’esperienza dell’Internazionale Comunista di Lenin e Trotsky, che in quest’epoca imperialista, dove un intero settore del movimento operaio (l’“aristocrazia operaia”) viene comprato dalle tangenti imperialiste, quello che mag­giormente serve è un partito composto di “rivoluzionari professionali”, cioè militanti che fanno della lotta per la rivoluzione so­cialista internazionale il lavoro, il compito, della loro vita.

Mentre i dirigenti dell’ICR fanno appello all’entusiasmo giovanile cercando di suscitare un fervore quasi religioso per questa loro più recente campagna, restano eredi della Tendenza Militant che per più di tre quarti di secolo è rimasta infognata nell’ultra riformista British Labour Party. In numerosi paesi la TMI ha fatto entrismo in partiti borghesi, e questo fino a poco tempo fa, in particolare in Gran Bretagna e in altri paesi di lingua inglese, e lo ha fatto coscientemente ed esplicitamente cercando di evitare l’uso della parola “comunista”.

Certamente per la TMI dare i natali all’ICR costituisce decisamente una svolta, ma in molti modi essa continua a portare avanti le sue politiche opportuniste parte del passato. Nel suo Manifesto del marzo 2024, la sola menzione della parola “trotskista” è pronunciata contenuta negli aggettivi “set­tari pseudo-trotskisti” con i quali si mette sull’avviso la gente di stare lontani dai “gruppuscoli di ultra-sinistra e settari”. Una polemica mostruosa (quasi 20,800-parole) contro l’Internationalist Group, sezione statunitense della Lega per la Quarta Inter­nazionale, è intitolata “Marxismo contro settarismo” e si riferisce all’IG come a una “setta virulentemente ultra sinistra”.

Ecco il "Lancio dei Revolutionary Communist of America... visto da centinaia di milioni di persone" ... e dove sono? (Foto: PCR)

Sebbene nel suo Manifesto e nella sua propaganda di agitazione l’appena nata ICR offra un ritratto di se stessa quasi fosse una immacolata concezione uscita fuori dal nulla, per i conoscitori esperti però il nascente PCR ha pubblicato un articolo, a firma di Alessandro Giardiello,1su“Le origini del Partito Comunista Rivoluzionario.” Quest’articolo sostiene le posizioni del dirigente della Tendenza Militant, Ted Grant risalenti agli anni ‘30 del secolo scorso e della TMI (ora ICR) e al suo dirigente Alan Woods, dal momento in cui la tendenza si scisse all’inizio degli anni ‘90. Quello che non racconta l’articolo delle “Origini” è che Grant e i suoi eredi, piuttosto che costruire un partito comunista di avanguardia, sono rimasti seppelliti dentro al British Labour Party per decenni.

Grant fondò il giornale The Militant nel 1964 quale organo del suo gruppo che aveva intrapreso la tattica dell’“entrismo” nel La­bour Party alla fine degli anni ‘30, del secolo scorso rimanendovi per oltre 80 anni. Al suo culmine, Militant-Labour Party, con i suoi membri eletti in posizioni chiave in seno al partito in cui facevano entrismo, gestirono dal 1983 al 1987 l’amministrazione comu­nale, il City Council, della città di Liver­pool. Nel 1985 il City Council sotto la dire­zione del Militant licenziò 31.000 lavoratori con la motivazione “di non avere i fondi per pagarli”. Quando gli operai organizzarono scioperi e azioni di protesta il giornale The Militant del 4 ottobre del 1985 stigmatizzò gli operai affermando: “sarebbe folle scen­dere in piazza con uno sciopero generale”. In poche parole, il breve soggiorno dei seguaci di Grant al governo sono serviti per fare il lavoro sporco del capitalismo.

Nel 1991 la grande maggioranza dei membri del Militant, allora il gruppo dirigente del Committee for a Workers International (CWI), decise di abbandonare il Labour Party. Ted Grant e Alan Woods si rifiutarono di farlo, scissero con il CWI per metter in piedi la TMI in 1992. Rimasero nel Labour sotto il Primo Ministero di Tony Blair durante gli anni 1997-2007 quando costui dava continuità alle politiche “neoliberali” e anti-operaie dei Tories della Margaret Thatcher. Ciò significa anche che Grant e Woods facevano entrambi parte del partito di governo dell’imperialismo britannico durante il bombardamento da parte della NATO della Yugoslavia, nel 1999, e durante l’invasione da parte degli USA/U.K. dell’Iraq nel 2003, e dunque hanno la responsabilità di questi crimini.

Nel 2021, il gruppo di Alan Woods (Socialist Appeal) fu obbligato a uscire dal Labour Party nell’ambito delle stesse purghe che portarono all’estromissione di Jeremy Corbyn. Loro non volevano uscirne, e senza dubbio sarebbero tuttora ben sistemati nel Labour Party mentre questo continua la sua campagna guerrafondaia dall’Ucraina a Gaza se non fosse stato estromesso. Più di ogni altra tendenza pseudo-trotskista, la TMI è rimasta come fosse sposata all’“entrismo”, stravolgendo così quella che Trotsky propose come una tattica a breve-termine negli anni ‘30, nel momento in cui le masse si stavano muovendo a sinistra, trasformandola in una strategia a lungo-termine. Questa fu la ragione sottostante al fatto che Grant e il suo gruppo non fecero parte della Quarta Internazionale fondata da Trotsky nel 1938.

Perciò parte della ragione della “svolta a sinistra” della TMI è che la sua sezione madre in Gran Bretagna è stata obbligata ad avere un’esistenza indipendente. Inoltre vi sono meno possibilità di fare entrismo in altre forze politiche in alcuni altri paesi. Ma il Manifesto di marzo 2024 fa chiaro che è sempre pronto a portare avanti un entrismo profondo, dovesse offrirsene l’opportunità: “In certe circostanze può essere necessario inviare tutte le nostre forze nelle organizzazioni riformiste”, aggiungendo che “Nella fase attuale, tuttavia, questo non si pone”.

In più, la predilezione dell’TMI/ICR per l’entrismo si estende anche ai partiti bor­ghesi che all’occasione vengono ribattezzati come “riformisti”. Lo stesso, sopra citato, Manifesto polemizza contro la sinistra che ha capitolato alla coalizione di SYRZIA, in Grecia (come a Bernie Sanders, negli Stati Uniti, a Jeremy Corbyn in Gran Bretagna e a Podemos in Spagna). Quello che l’ICR non dice però è che il gruppo della TMI ha salutato l’elezione di SYRIZA nel gennaio 2015, e che il gruppo della TMI in Grecia all’epoca si apprestava a presentarsi come una Tendenza Comunista parte di SYRIZA.

Il fatto che la TMI facesse parte di un partito borghese non è poi una novità, in quanto per anni essa si è presentata come l’“ala marxista” di partiti capitalisti populisti che vanno dal Partito del Popolo del Paki­stan (PPP) di Benazir Bhutto al Partito della Rivoluzione Democratica (PRD) in Mes­sico. Questo è diametralmente contrapposto a uno dei pilastri su cui Trotsky costruì l’Opposizione di sinistra internazionale (OSI) e alle lezioni che egli trasse dalla terribile sconfitta in Cina del 1927. Rispondendo alla disastrosa politica di Stalin di entrare nella formazione borghese nazionalista del Kuomintang, che sotto la direzione di Chiang Kai Shek, portò al massacro di decine di migliaia di comunisti nell’aprile del 1927, Trotsky scrisse:

Mai, e in nessun caso il partito del proletariato può entrare in un partito di un’altra classe o organizzativa­mente fondersi con esso. Un partito del proletariato, assolutamente indi­pendente, è la prima e decisiva con­dizione della politica comunista.” [enfasi nell’originale]
–L. D. Trotsky, “La situazione politica in Cina e i compiti dell’Opposizione Bolscevico-Leninista” (Giugno 1929)

È vero che nel 2024 l’appena nata se­zione messicana dell’ICR sollevava critiche a Claudia Sheinbaum, la candidata che ha vinto alle presidenziali del Partito populista borghese Morena, sostituendo il suo prede­cessore Andrés Manuel López Obrador che per anni ha agito da guardia di frontiera per l’imperialismo Yankee. Però nel 2012 la stessa sezione messicana della TMI si van­tava di far parte di Morena, e poi ancora nel 2018 appoggiava AMLO per la presidenza. Per oltre dieci anni Ted Grant e Alan Wo­ods sono forse stati più conosciuti per le loro attenzioni nei confronti del nazionalista borghese Hugo Chavez in Venezuela, del quale hanno lodato con gran convinzione la retorica “socialista”.

La TMI ha anche appoggiato altri nazio­nalisti borghesi in America Latina, come Evo Morales in Bolivia e Pedro Castillo in Perù. Queste sono tutte politiche di collabo­razione di classe, in contraddizione com­pleta con la politica dei bolscevichi e di Trotsky. I veri comunisti non danno appog­gio politico a partiti o politici borghesi.

La stessa TMI/ICR porta avanti politiche collaborazioniste anche nei paesi imperiali­sti. In Francia, ha dato il suo sostegno al na­zionalista borghese Mélenchon, alle elezioni in Francia nel 2017 e nel 2019 e alle tornate elettorali del 30 giugno l’ICR ha fatto “ap­pello alla popolazione a mobilitarsi nelle strade e votare per i candidati del Fronte Popolare” (http//:marxiste.org 13 giugno 2024). La formazione Nouveau Front Po­pulaire è un’alleanza borghese composta da France Insoumise di Mélenchon, dal PCF, dal Partito Socialista e dai Verdi, è un tipico fronte popolare “antifascista” come quello promosso dagli stalinisti che portò alle sconfitte della situazione rivoluzionaria in Francia nel 1936 e nella Guerra Civile in Spagna (1935-39).

Un altro esempio: alle elezioni italiane del settembre 2022 che portarono alla ele­zione del governo Meloni, Sinistra Classe Rivoluzione (SCR), sezione italiana della TMI, fece appello a dare il proprio voto, come scrissero, a: “Unione Popolare, a cui pure daremo il voto perché riteniamo cor­retto sostenere l’unica opzione che si colloca nel campo della classe lavoratrice” (Rivolu­zione, 8 settembre 2022). Nel campo della classe lavoratrice? Unione Popolare era una coalizione capeggiata dal magistrato bor­ghese e ex sindaco di Napoli Luigi De Ma­gistris, inoltre era promossa principalmente dalla formazione populista borghese di Po­tere al Popolo.

Ancora e poi ancora, la TMI ha sempre dato il suo sostegno politico a tali alleanze di collaborazione di classe. Dall’America Latina all’Europa e agli Stati Uniti, il marchi di fabbrica rinnovato dell’ICR non è capace di tracciare una linea di classe.

Nel Regno Unito, alle elezioni del 4 lu­glio 2024, l’RCP scriveva: “Cacciare i To­ries! Ma diciamo anche nessuna fiducia al governo Starmer” (The Communist, 22 maggio). Questa retorica opportunista clas­sica della “lotta alla destra” è un sotterfugio per apparire alla sinistra mentre non vuole dire apertamente non votate per il Labour Party del (ora Primo Ministro) Keir Starmer. Poi, in seguito alla rivolta anti-immigrati di­retta dai fascisti razzisti che scoppiò alla fine di luglio dopo un accoltellamento mor­tale falsamente attribuito a un rifugiato mussulmano, l’RCP aveva scritto “Non si può fare affidamento né sulla polizia né sul governo Starmer” (The Communist, 12 Agosto). “Non si può fare affidamento”? Il corpo di polizia ha la funzione di cane da guardia del capitale, tra i suoi compiti del suo lavoro per i padroni c’è quello di eser­citare la repressione razzista sugli immi­grati.

Questa non è una momentanea o minore deviazione. La Tendenza Militant sotto la direzione di Ted Grant, e in seguito la TMI, ha da sempre rivendicato che i poliziotti sa­rebbero “proletari in uniforme”, da sempre sostiene gli scioperi di polizia e la sindaca­lizzazione, sia degli agenti le guardie peni­tenziarie. Quando la polizia scende in scio­pero lo fa per accrescere i propri poteri re­pressivi. La Lega per la Quarta Internazio­nale ha sempre denunciato il tradimento dei principi di classe della TMI per il loro ap­poggio al “sindacato” di polizia, e da de­cenni fa appello a cacciare i poliziotti da tutti i sindacati. Vedi il nostro articolo su come Militant/TMI parli affettuosamente degli agenti di polizia: “Bolshevik Bob­bies”? The Internationalist, estate 2009, (“poliziotti bolscevichi” notare che in Gran Bretagna “bobbies” è un aggettivo attribuito alla polizia).2

Questa negazione grossolana della poli­tica di classe marxista è il prodotto di un ambiente socialdemocratico in cui la sinistra riformista sogna di appropriarsi dell’appa­rato dello stato divenedo a capo del corpo di polizia, come di fatto Militant ha fatto negli anni ‘80 del novecento. Questo è coerente con la linea con cui da sempre la TMI/ICR fa appello al parlamento britannico con la composizione di una maggioranza formata dal Labour Party di approvare un “Enabling Act” (una legge delega) che gli dia pieni poteri per nazionalizzare le più grandi indu­strie, e così facendo si presume di stabilire il socialismo, tutto mentre lo stato borghese rimane intatto. Lontani da battersi per la ri­voluzione socialista, questo genere di politi­che rimontano al governo laburista di sinistra di Aneurin Bevin alla fine degli anni ’40 del novecento.

La corrente politica storica del Militant /TMI non ha nulla a che fare con il trotski­smo e ha capitolato sistematicamente all’imperialismo. Ecco due esempi che ne spiegano i motivi: Trotsky e la Quarta Inter­nazionale durante la Seconda Guerra Mon­diale sostennero il disfattismo rivoluziona­rio verso entrambe le parti nel conflitto tra la fazione “democratica” imperialista e quella fascista, mentre si batteva incondi­zionatamente per la difesa militare dello Stato operaio dell’Unione Sovietica contro l’imperialismo. Il gruppo di Ted Grant in Gran Bretagna ha avuto invece una posi­zione social sciovinista di appoggio all’imperialismo britannico. Nel 1982, nella guerra delle Malvine tra Argentina e la Gran Bretagna, il gruppo del Militant si è schie­rato con l’imperialismo britannico, persino facendo appello per il “boicottaggio ope­raio” contro l’Argentina.

Oggi, gli imperialisti della NATO e il loro governo fantoccio ucraino stanno conduce­ndo una guerra per procura contro la Russia, che ora potrebbe essere in fase di escalation verso una guerra diretta, come un passo nella loro spinta alla guerra imperiali­sta finalizzata a ripristinare il dominio ca­pitalista in Cina, l’unico paese importante al mondo che, proprio grazie alla sua econo­mia pianificata è stato in grado di mobili­tarsi per proteggere la propria popolazione contro i danni della pandemia COVID. Noi del Nucleo Internazionalista d’Italia, sezione della Lega per la Quarta Internazionale, so­steniamo esplicitamente la sconfitta della NATO e la difesa della Russia nell’attuale guerra, nonché la difesa incondizionata dello stato operaio cinese contro gli intenti di guerra imperialisti e tentativi di controri­voluzione.

La LQI mette in guardia che la frenesia guerrafondaia degli imperialisti, che si ri­flette anche nella guerra genocida degli USA/Israele a Gaza, sta sbandando perico­losamente verso uno scontro termonucleare, una Terza Guerra Mondiale. Al contrario invece l’Internazionale Comunista Rivolu­zionaria (si-ma-non-poi-così-tanto) si rifiuta di difendere sia la Russia che la Cina contro l’imperialismo, la linea “peste in entrambe le vostre case” consiste in una capitolazione all’imperialismo. In più, il Manifesto dell’ICR vuole assicurarci che “... una guerra mondiale è esclusa nelle condizioni presenti” sia perché un conflitto nucleare si­gnificherebbe “distruzione reciproca assicu­rata” sia a causa della “l’opposizione di massa alla guerra”. Ma questo non ha fer­mato gli imperialisti USA/UK/NATO dall’incrementare l’escalation dei loro attac­chi nella guerra per procura dell’Ucraina alla Russia.

Questo Manifesto ci assicura anche che i discorsi di “presunto pericolo di ‘fascismo’” ci confondono, e che la solu­zione di un regime fascista, quali “truppe d’assalto per distruggere le organizzazioni operaie”, è “esclusa dal diverso rapporto di forze”. Questo messaggio alla “mantieni la calma e continua per la tua strada” potrebbe risultare nuovo ai sostenitori italiani dell’ICR che sono già cavalcati da un go­verno diretto da fascisti. Il governo Meloni è da considerarsi un regime fascista-bona­partista a pieno titolo? No, ma non lo era nemmeno quello di Mussolini dei suoi primi anni. Fino a che lo è diventato.

Noi della Lega per la Quarta Internazio­nale incoraggiamo tutti quelli che sono stati attratti dalla “novità” dell’Internazionale Comunista Rivoluzionaria e la sua vistosa “sterzata a sinistra” e verificare quello che abbiamo scritto qui e a studiare la storia del movimento comunista. Il rinnovato interesse nel comunismo da parte dei giovani è inco­raggiante, ma deve portare alla compren­sione che proclamarsi comunista non ti fa diventare comunista automaticamente. L’e­lemento decisivo è il programma. Ti inco­raggiamo a metterti in contatto con noi e a leggere la nostra stampa. Un’internazionale comunista rivoluzionaria, che può essere solo ed esplicitamente Leninista-Trotskista, non può essere costruita né sulla base della collaborazione di classe e nemmeno sulla base della capitolazione all’imperialismo. ■

Ai nuovi membri non far sapere…!

La lunga storia di sostegno della TMI/ICR
ai “sindacati” di poliziotti

Articolo di Jacob e Ray tradotto dal giornale giovanile dell’Internationalist Group

“Mounties” in Canada, ‘Bobbies’ in Gran Bretagna, tutti poliziotti, esecutori professionali dello stato borghese.

La reputazione di sostenere gli “scioperi” e i “sindacati” dei poliziotti e delle guardie carce­rarie non è un grande punto di forza, se si è un gruppo di sinistra dal passato burrascoso che cerca di rimettersi a nuovo ribattezzandosi “Revolutionary Communists of America” (RCA) (si veda l’articolo di accompagna­mento). Alla domanda posta nei loro adesivi – “Sei comunista?” – quelli che la sanno lunga potrebbero rispondere: L’”RCA” è comunista? Siate seri: come può affermare di esserlo con quella linea sui poliziotti? Questo è anche un buon esempio del perché, come chiedono spesso i nuovi arrivati nella sinistra, i vari gruppi non possono “mettersi insieme”.

Il presente numero di Revolution contiene articoli sugli accampamenti di solidarietà con Gaza della scorsa primavera e sulle proteste contro lo scatenarsi della repressione poliziesca nei loro confronti. Durante uno di questi, a New York, dopo che centinaia di persone, tra cui alcuni nostri compagni, erano state arrestate al City College e alla Columbia University, i membri dell’RCA hanno tentato di zittire un’attivista internazionalista, quando questa ha citato la posizione di vecchia data della loro organizzazione riguardo ai poliziotti, gridando che non era vero. E sebbene la cosa sia ampiamente nota nella sinistra, i nuovi membri dell’RCA tendono a negarla con rabbia o a rimanere assolutamente increduli quando ne sentono parlare.

È dunque chiaro che gli artisti del trasformi­smo che dirigono l’RCA, affiliata statunitense del raggruppamento precedentemente noto come Tendenza Maxista Internazionale (TMI), sperano che l’argomento non venga sollevato. Ma la cosa non è sorprendente, visto ciò che la maggior parte dei giovani di sinistra pensa dei difensori in uniforme blu del capitalismo – so­prattutto dopo la rivolta di massa del 2020 con­tro il terrore poliziesco razzista. Anche se in questi giorni preferisce il silenzio sull’argomento, i tentativi dell’RCA di nascon­dere o negare i suoi precedenti ampiamente do­cumentati la dicono lunga sul tipo d’organizzazione che stanno costruendo: un’organizzazione non rivoluzionaria o comu­nista, ma sfacciatamente opportunista.

L’organismo al quale fa capo l’RCA, la TMI, si è autoproclamato a giugno “Internazio­nale Comunista Rivoluzionaria” (ICR), come parte del nuovo atteggiamento da comunisti rosso-fuoco adottato dal gruppo, precedente­mente noto come uno dei più pallosi e indigesti della sinistra presuntamente marxista. Ma que­sto nuovo look potrebbe svanire rapidamente se le nuove reclute tanto sperate si interrogassero a proposito del perché dei presunti rivoluzionari possano salutare con favore “scioperi” per au­mentare la retribuzione, la sicurezza professio­nale e le “condizioni di lavoro” (con armi più potenti, con una protezione sempre maggiore rispetto agli strascichi giudiziari, ecc.) dei pro­fessionisti della repressione razzista e della de­tenzione carceraria.

Non si tratta di un caso isolato. La linea so­cialdemocratica della TMI-ora ICR sui poli­ziotti è emblematica della sua natura e della sua storia. Come hanno sottolineato i nostri compa­gni della sezione brasiliana della Lega per la Quarta Internazionale nella loro storica campa­gna del 1996 per espellere la polizia dal sinda­cato dei lavoratori comunali nella “Città dell’acciaio” del Brasile,3 i poliziotti sono il braccio armato dello Stato borghese. E, come hanno sottolineato Rosa Luxemburg in Riforma sociale o rivoluzione? e V.I. Lenin in Stato e ri­voluzione: la questione dello Stato è la linea di demarcazione principale tra la politica rivolu­zionaria e quella riformista.

Non è vero? Costatate voi stessi

Dunque per i veri comunisti rivoluzionari pochi argomenti sono più fondamentali di que­sto, ed è importante affrontarlo apertamente. Ma per i dirigenti dell’RCA la soluzione, ogni volta che si trovano a fronteggiare le critiche ri­voluzionarie, consiste nel ripiegare su tre verbi: sviare, distogliere e negare. Per fortuna, chi vuole scoprire la verità può appurarla da sé. Un buon punto di partenza sono i materiali che, con un po’ di ricerche, si possono ancora trovare sul sito web dell’RCA/ICR, https://marxist.com.

Vi troverete quella che potrebbe sembrare una bizzarria, per un gruppo che liquida tutte le organizzazioni alla sua sinistra come “sette ir­rilevanti”: una polemica di quasi 20.000 parole – circa 30 pagine – della sezione statunitense della TMI contro l’Internationalist Group (del quale la Revolutionary Internationalist Youth è la sezione giovanile).4 Dopo molte pagine di formulazioni generiche a proposito della “dia­lettica” e di tutto ciò che esiste sotto il sole, questo articolo del 2019 viene finalmente al sodo: “la posizione della TMI sui sindacati e sugli scioperi dei poliziotti e delle guardie car­cerarie”. L’articolo denuncia il nostro appello “Fuori i poliziotti dal movimento operaio!” So­stiene che i lavoratori in sciopero dovrebbero fare appello alla polizia “come a dei compagni di sindacato”. E afferma che:

“Mentre sosteniamo che i sindacati di poli­zia dovrebbero collegarsi al resto del movi­mento operaio nella misura in cui questo può, in alcuni casi, indebolire lo Stato borghese [sic!], non siamo favorevoli a fare nessuna conces­sione reazionaria ai sindacati di polizia affinché rimangano all’interno della cornice più ampia del movimento sindacale organizzato” (corsivo nostro).

La polizia e le guardie carcerarie sono un elemento fondamentale dei “distaccamenti spe­ciali di uomini armati”, secondo la classica de­finizione di Friedrich Engels, che costituiscono il nucleo dello Stato borghese. La richiesta di “collegarsi” ai “sindacati di polizia” è, di per sé, una concessione reazionaria – e pericolosa – a questo Stato. La presenza di tali associazioni professionali di crumiri (che non sono “sinda­cati”) nel movimento operaio – o di poliziotti, guardie carcerarie o guardie giurate in alcuni veri e propri sindacati di lavoratori come l’AFSCME (American Federation of State, County and Municipal Employees) e i Team­sters [camionisti] – costituisce una minaccia mortale.5 E quando la TMI ha pubblicato quel suo documento di 30 pagine in difesa del fatto che i burocrati sindacali “uniscano” il movi­mento sindacale ai difensori armati della repres­sione di classe dei padroni? Soltanto pochi mesi prima che l’omicidio di George Floyd facesse esplodere le proteste di massa di milioni di per­sone che esprimevano il proprio sdegno contro il terrore razzista della polizia.

La polemica nei nostri confronti da parte del gruppo che adesso si chiama RCA sollevava la questione del perché “la maggior parte dei poli­ziotti si arruola nella polizia”, rispondendo che ciò avviene “perché non hanno altre prospettive di lavoro o perché si illudono onestamente che, diventando agenti di polizia, “aiuteranno la loro comunità” o addirittura “combatteranno il raz­zismo”! Non c’era nessuna esitazione, a quanto pare, quando si trattava di escogitare af­fermazioni tanto grottesche sulla ragione per cui la maggior parte dei poliziotti diventano poli­ziotti – ecco in che misura erano dediti a difen­dere “la posizione della TMI sui sindacati e su­gli scioperi dei poliziotti e delle guardie carcerarie”. I portavoce dell’RCA/ICR dovrebbero davvero smettere di affermare che le cose non stanno così.

E se ai lettori di Revolution tutto questo suona ridicolo e vergognoso, è perché è proprio così. Come ben sanno i moltissimi che hanno manifestato in corteo contro gli incessanti assassinii per mano della polizia o che hanno preso parte alle proteste di quest’anno contro il genocidio – o che si oppongono semplicemente al terrore razzista dei poliziotti! –la polizia è al servizio degli oppressori e non è amica della popolazione oppressa, operaia e povera.

L’antefatto della polemica della TMI del 2019 è che un suo giovane membro di Minneapolis aveva scritto vari documenti che criticavano le posizioni della TMI sulla polizia e su altri argomenti. Considerata la pretesa dell’organizzazione di basarsi sulla politica di Lev Trotsky, l’autore di quei documenti ha citato affermazioni fondamentali del dirigente bolscevico come: “L’operaio che diviene poliziotto al servizio dello Stato capitalista è un poliziotto borghese e non un operaio” (“E ora?” [27 gennaio 1932], in L. Trotsky, Scritti 1929-1936, Einaudi, Torino 1962, pp. 299-300). Un altro esempio è la descrizione di Trotsky, nella sua Storia della rivoluzione russa (1930), di come gli operai insorti cercavano di fraternizzare coi soldati e di conquistarli, mentre “la polizia è un nemico feroce, implacabile, odiato e pieno d’odio. Conquistarla è fuori discussione.”

La direzione della TMI statunitense (che adesso si chiama RCA) ha cercato di negare o di offuscare la linea dell’organizzazione sui poliziotti (nonostante il fatto che essa fosse nota nella sinistra da decenni), ma innumerevoli articoli della loro stampa – molti dei quali, come abbiamo già detto, si possono ancora trovare sul sito web della loro nuova “Internazionale Comunista Rivoluzionaria” (https://marxist.com) – esemplificano la loro linea a favore dei poliziotti. In questa sede abbiamo spazio soltanto per alcuni esempi.6 La sezione britannica della TMI-ora ICR, che ha svolto un ruolo dirigente nell’organizzazione internazionale fin dalla sua nascita, nell’articolo del 28 gennaio 2008 inti­tolato “Bolshevik Bobbies” (bobbies è un ac­cattivante termine locale per indicare gli agenti di polizia) e ampiamente citato, ha annunciato con esultanza che il suo giornale “ha ricevuto una telefonata dalla Police Review [una rivista settimanale destinata ai poliziotti] che chiedeva il permesso di ripubblicare un articolo dal no­stro sito web sugli scioperi della polizia del 1918-19”. Hanno poi aggiunto che si trattava di un segno che “ci stiamo avviando verso tempi esplosivi” [“Bolshevik Bobbies” – per il testo dell’articolo sugli scioperi polizieschi del 1918-19: https://marxist.com/petrograd-police-strikes-britain1919.htm7

Pochi anni dopo, in un articolo basato su una lunga intervista a un agente di polizia, essi proclamavano che “la coscienza degli funzionari di base della polizia ha cominciato a cambiare, portando a manifestazioni da parte della Police Federation” nel Regno Unito. Denunciando gli “attivisti di sinistra [i quali] ritengono che gli agenti di polizia non possano mai essere nient’altro che nemici della classe operaia”, l’articolo conclude: “Ma soprattutto, portare i poliziotti di base nel movimento ope­raio mina la capacità dello Stato capitalista di reprimere la classe operaia, ed è quindi un obiettivo importante per la lotta di classe” (“Changing Consciousness within the Police: A Marxist View”, 14 agosto 20138.

In seguito alla violenta repressione poli­ziesca delle proteste di Occupy Wall Street, la sezione statunitense della TMI  ha scritto: “La polizia è sindacalizzata (...). Anche se il loro la­voro consiste nel proteggere lo Stato capitalista, uno strato significativo ha anche interesse a di­fendersi attraverso la difesa dei lavoratori.” I lavoratori, ha affermato, dovrebbero favorire la lotta “invitando i sindacati di polizia a difendere i diritti degli americani che fanno parte della classe operaia” (sic!) (“Occupy Wall Street & the Police”, 10 gennaio 2012)

Quando le guardie carcerarie in Canada sono scese in sciopero nel 2013 a causa delle “condizioni di lavoro” nella loro brutale man­sione di carcerieri, la TMI ha salutato con fa­vore il loro “entusiasmante sciopero militante”. Definendo i carcerieri come “lavoratori in uni­forme” ed entusiasmandosi smodatamente per il fatto che “le guardie carcerarie hanno dimo­strato di avere uno straordinario istinto di classe”, essa ha paragonato i “servizi” che for­niscono ai detenuti al rapporto degli insegnanti coi propri studenti e delle infermiere coi propri pazienti. “Le guardie carcerarie hanno indicato la strada”, ha esultato la TMI (“Alberta Prison Guards’ Wildcat – a Lesson for the Entire La­bour Movement”, 3 maggio 2013).)

Nel novembre 2018, durante una “scuola marxista” organizzata dalla TMI a New York City, alcuni membri della Revolutionary Inter­nationalist Youth sono intervenuti nel corso della discussione, esponendo la posizione au­tenticamente comunista secondo cui i poliziotti, le guardie carcerarie e le guardie giurate non possono avere nessun posto nel movimento sin­dacale. Per tutta risposta, il direttore della pub­blicazione statunitense della TMI di allora (So­cialist Revolution) ha ribadito la posizione di quell’organizzazione, dichiarando che, ben lungi dall’opporsi al fatto che i “sindacati” dei poliziotti facciano parte dell’AFL-CIO o dei Consigli centrali del lavoro, essi sono favore­voli all’”unità” tra la polizia e la classe operaia. A titolo esemplificativo, ha parlato del PBA (il racket famigeratamente razzista che protegge i poliziotti, chiamato Police Benevolent Association) come dell’unico “sin­dacato” che si è opposto alle concessioni riguar­fanti l’assistenza sanitaria durante la contratta­zione collettiva a New York City.

La loro diatriba del 2019 contro gli interna­zionalisti sulla questione “Marxismo contro settarismo” doveva essere la grande impresa che avrebbe vaccinato i membri della TMI con­tro la messa in discussione della loro linea sui poliziotti. Ma nemmeno un anno dopo, enormi proteste quasi quotidiane contro il terrore razzi­sta della polizia sono dilagate per tutto il paese. Noi internazionalisti siamo intervenuti conti­nuamente per sottolineare che la polizia non può essere riformata, poiché “soltanto la rivolu­zione può portare giustizia”; che i Democratici sono i padroni della polizia razzista nei centri urbani di tutti gli Stati Uniti; e che la lotta per scatenare la forza dei lavoratori nella lotta con­tro il terrore pone in evidenza la necessità di forgiare un partito operaio rivoluzionario.

Qual è la posta in gioco

Con milioni di persone nelle strade, e in virtù del fatto che il terrore poliziesco insito nel razzismo sistemico della società statunitense viene messo in discussione da un gran numero di giovani radicalizzati, la TMI si è ritrovata in un vero dilemma. Anche se volesse ripudiare la vecchia linea di Ted Grant sui poliziotti (cosa che non accade), farlo attirerebbe l’attenzione su questa storia vergognosa. Quindi, da buoni opportunisti che si adattano al sentimento di massa mentre evitano di fare i conti con verità tanto scomode, essa ha cercato di tenere in­sieme entrambe le cose (almeno fino a quando le cose non sono esplose).

E così hanno emesso una dichiarazione, in­titolata “USA: How Can the Working Class End Police Terror? (12 giugno 2020) [https://marxist.com/usa-how-can-the-working-class-end-police-terror.htm], nella quale si sosteneva – da una parte – che l’“inclusione” dei “sindacati” di polizia nel movimento ope­raio avrebbe potuto “costituire un potenziale atto di pressione sull’apparato statale capitalista da parte della classe operaia in senso lato” (sic!). Ma – dall’altra parte – alla luce delle massicce proteste in corso, non ammetteva che la sua posizione era stata sbagliata, bensì che adesso si era giunti a un “punto di svolta” (sic) e, pertanto, “i dirigenti sindacali dovrebbero intraprendere un’azione e mostrare senza tante cerimoni a quegli organismi qual è la via d’uscita”.


Internationalist contingent in 19 June 2020 march in Brooklyn. The revolutionary Marxist position on the cops: “The Police Can’t Be ‘Reformed’,” “For Workers Strikes Against Racist Police Terror,” “Cops Out of the Unions!” 

Fine della storia? Nient’affatto. Da allora, l’opinione dei liberali di sinistra è cambiata. Già verso la fine del 2020 i Democratici si stavano muovendo per ritrattare parole d’ordine come “tagliare i fondi alla polizia” (quest’ultima, sebbene alimentasse l’illusione che lo sposta­mento di alcuni fondi avrebbe messo fine alla violenza endemica della polizia, è stata sfruttata dai Repubblicani per accusarli di non “soste­nere gli uomini in uniforme blu”).

Un articolo della fine del 2021 nel sito della TMI/ICR saluta con favore il “consistente au­mento salariale” accordato alla “polizia sinda­calizzata” della Royal Canadian Mounted Po­lice (“RCMP Union Wins Large Pay Raise: Every Union Must Demand the Same or Bet­ter!” 7 ottobre 2021).“Poliziotti nel movimento sindacale?”, si chiede uno dei sottotitoli.

Credete forse che abbiano risposto con un “No”? Neanche per sogno. È vero che “la RCMP è uno strumento violento dell’élite ab­biente”, osserva l’articolo della locale sezione della TMI/RCA. Tuttavia la “sindacalizza­zione” dei famigerati Mounties canadesi “apre la possibilità (...) di far avvicinare i poliziotti di base alla classe operaia, di modo che non pos­sano essere utilizzati quando i capitalisti hanno davvero bisogno di loro” (sic!). Pertanto, af­fermano questi riformisti incurabili cercando ancora una volta di tenere insieme entrambe le cose, “noi adottiamo l’approccio che consiste nell’opporci alle azioni dei sindacati di polizia che vanno a scapito della classe operaia in ge­nerale, ma sosteniamo quelle azioni che vanno a beneficio dei lavoratori e che avvicinano i poliziotti di base al movimento operaio” (cor­sivo nostro).

E adesso, nel 2024, ribattezzandosi Revolu­tionary Communists of America, la sezione statunitense della TMI/ICR ha pubblicato un “Manifesto per la generazione comunista d’America” (9 maggio) [https://socialistrevolution.org/a-manifesto-for-americas-communist-generation/9] che non men­ziona affatto la lotta per la liberazione dei neri, la quale riveste un’importanza chiave per la ri­voluzione socialista in questo paese fondato sulla schiavitù. Il loro “socialismo” che non di­stingue i colori non è affatto comunismo. Né, ovviamente, il manifesto dell’RCA lancia qual­cosa di lontanamente simile all’appello – la cui importanza è stata sottolineata ancora una volta nel bel mezzo della rivolta di massa scatenata dall’assassinio di George Floyd per mano della polizia – affinché i poliziotti vengano cacciati dai sindacati e dalle scuole. Nel suo “pro­gramma di lotta” manca qualsiasi riferimento alla questione dei poliziotti, che ha scatenato le proteste più grandi e durature nella storia di questo paese. Questa evasività non è altro che un ulteriore sintomo del fatto che, sotto l’involucro radicale dell’RCA/ICR, il punto di vista e la posizione socialdemocratica della TMI permangono.

La posta in gioco non è una disputa esote­rica o accademica. La lotta contro il terrore raz­zista della polizia richiede serietà e onestà – e questo, francamente, è il minimo che ci si possa aspettare da chi aspira davvero a rivoluzionare il mondo. La Revolutionary Internationalist Youth fa sul serio, quando si tratta di lottare per il vero programma di Marx, Lenin e Trotsky – in una parola, per una politica comunista autentica. Se è questo che vi interessa, allora parliamone. ■


  1. 1. “Le origini del Partito Comunista Rivoluzionario,” Rivoluzione 109, 1 luglio 2024, online su https://rivoluzione.red/le-origini-del-partito-comunista-rivoluzionario/
  2. 2. “Her Majesty’s Social Democrats in Bed with the Police”, The Internationalist n. 29, estate 2009. Anche “RCA/IMT’s Long History of Supporting Cop ‘Unions’,” Revolution n. 21, settembre 2024.
  3. 3. Si veda Class Struggle and Repression in Volta Redonda, Brazil: Cops, Courts Out of the Unions, febbraio 1997 [https://www.internationalist.org/class-struggle-and-repression-in-volta-redonda-brazil-pamphlet-web.pdf].
  4. 4.Marxism vs. Sectarianism”, 18 ottobre 2019 [https://marxist.com/marxism-vs-sectarianism.htm]. Seguendo la tradizione del fondatore della TMI, Ted Grant, l’ICR stigmatizza l’adesione ai princìpi marxisti come “settarismo ultrasinistro”.
  5. 5. Si veda Becca Lewis, “Why Cops and Their “Unions” Have No Place in the Labor Movement”, nel sito web di Class Struggle Workers-Portland, 24 giugno 2020 [https://csw-pdx.org/2020/06/].
  6. 6. Esortiamo i nostri lettori (e soprattutto quelli che sono all’interno o intorno all’RCA!) a dare un’occhiata agli esempi supplementari citati nei documenti riprodotti nella parte consacrata alla TMI di Left Reformists in Existential Crisis, giugno 2019 [https://www.internationalist.org/left-reformists-crisis-pamphlet-web.pdf].
  7. 7. Si veda “Her Majesty’s Social Democrats in Bed with the Police”, The Internationalist, n. 29, estate 2009 [https://www.internationalist.org/hermajestyssocialdemocratspolice0709.html].
  8. 8. https://communist.red/changing-consciousness-within-the-police/
  9. 9. https://socialistrevolution.org/a-manifesto-for-americas-communist-generation/